Italia, AI e lavoro

22/06 AI

L’intelligenza artificiale è una sfida che l’Italia deve affrontare: i lavoratori italiani sono i più minacciati in Europa dal fenomeno dell’automazione e dell’innovazione tecnologica. Queste soluzioni, infatti, stanno cambiando profondamente il modo di lavorare e creando squilibri tra l’offerta di profili professionali adatti e le nuove esigenze del mercato. La situazione è particolarmente preoccupante per il Bel Paese, che si trova tra i Paesi con il più alto tasso di “skill mismatch” in Europa.

Un’analisi del Fondo per la Repubblica Digitale ha evidenziato come l’Italia sia incapace di acquisire entro i tempi della transizione tecnologica le abilità complesse che un robot potrebbe svolgere al posto dei lavoratori umani. Per cercare di migliorare la situazione, il Fondo mette a disposizione 10 milioni di euro per sostenere progetti che mirano a garantire la permanenza nel mondo del lavoro e migliori opportunità professionali per quei lavoratori a rischio di perdere il posto a causa dell’automazione e dell’innovazione tecnologica, come l’intelligenza artificiale.

Un recente studio dell’Università di Trento conferma che nei prossimi 15 anni la quota di lavoratori ad alto rischio di sostituzione tecnologica oscillerà tra il 33% e il 18%, a seconda delle professioni considerate automatizzabili o delle singole mansioni. In Italia, le professioni ad alto rischio di automazione riguardano diversi settori, come trasporti e logistica, supporto d’ufficio e amministrativo, produzione, servizi e settore della vendita.

Il rapporto Today Istat su Cittadini e competenze digitali conferma che meno della metà degli italiani tra i 16 e i 74 anni nel 2021 aveva competenze digitali di base e che il nostro Paese si colloca al quart’ultimo posto in Ue. La situazione è critica, e per invertire questa tendenza è necessario un’azione di adeguamento del know-how attraverso azioni di upskilling dei lavoratori, con percorsi di formazione sulle competenze digitali e trasversali per svolgere le mansioni a più alto valore aggiunto in modo complementare agli strumenti forniti dall’innovazione tecnologica.

È evidente che l’Italia deve affrontare questa nuova sfida con determinazione e lungimiranza: l’unico modo per vincere la sfida dell’intelligenza artificiale è puntare sull’unione delle forze tra uomo e macchina, evitando una competizione sterile e deleteria. Per fare ciò, è fondamentale strutturare un inserimento dell’intelligenza artificiale graduale e rafforzato dalla giusta formazione dei lavoratori e dal supporto delle istituzioni.

Il passo successivo sarà quello di costruire un ecosistema in cui le competenze digitali siano considerate alla pari di quelle tradizionali, e in cui le istituzioni, le imprese e i singoli individui collaborino sinergicamente per sfruttare appieno le potenzialità delle nuove tecnologie. In questo modo, l’Italia potrà finalmente cogliere le opportunità offerte dall’intelligenza artificiale, garantendo un futuro migliore e più sicuro a tutti i suoi cittadini.

È fondamentale che l’Italia si renda pienamente consapevole dell’urgenza di dotare i suoi lavoratori delle competenze necessarie per poter affrontare con successo la sfida dell’intelligenza artificiale e dell’automazione. Solo così il nostro Paese potrà uscire da questa fase di stagnazione e intraprendere un percorso di crescita sostenibile e inclusiva, in cui l’innovazione tecnologica sia sinonimo di progresso e di opportunità per tutti.

Michele Laurelli

Ciao, sono Michele! Ho 32 anni, mi occupo di intelligenza artificiale. Insegno, scrivo e realizzo progetti. Quando non lavoro tiro di scherma.

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