L'addestramento è violazione del copyright?

10/07 AI

L’interazione tra intelligenza artificiale e diritto d’autore rappresenta un tema sempre più caldo nel panorama legale contemporaneo. Recentemente, la comica e scrittrice americana Sarah Silverman ha intentato una causa per violazione del copyright nei confronti di OpenAI, azienda specializzata nello sviluppo di intelligenza artificiale, e Meta, nota casa madre dei popolari social media Facebook e Instagram. Silverman sostiene che i propri lavori siano stati utilizzati senza autorizzazione per l’addestramento delle reti neurali sviluppate da OpenAI e Meta. Tali reti, basate su enormi modelli linguistici, vengono addestrate mediante il consumo di considerevoli quantità di dati raccolti dal web, influendo sulle risposte fornite agli utenti in seguito all’immissione di testi.

La vicenda coinvolge anche altre due figure di spicco del mondo letterario, Christopher Golden e Richard Kadrey, che insieme a Silverman hanno presentato un’azione legale rivolta sia verso OpenAI che Meta. Nel mirino dei legali, la presunta utilizzazione non autorizzata di opere letterarie protette da copyright per l’addestramento dei chatbot ChatGPT e LLaMA, sviluppati rispettivamente da OpenAI e Meta.

La complessità della questione sottolinea ulteriormente gli interrogativi etici e legali che circondano l’utilizzo dei dati e delle opere altrui all’interno dei processi di apprendimento delle intelligenze artificiali. In particolare, il caso riguarda la presunta acquisizione di materiale coperto da diritto d’autore da parte di siti “shadow library”, i quali avrebbero fornito la base per l’addestramento dei citati modelli linguistici.

I legali Joseph Saveri e Matthew Butterick, che rappresentano Silverman, Golden e Kadrey, stanno combattendo una battaglia su più fronti: non solo nei confronti di OpenAI e Meta, ma anche in difesa di due ulteriori autori statunitensi, Mona Awad e Paul Tremblay, i quali hanno avviato un’azione collettiva contro OpenAI sulla medesima tematica. A conferma che la questione interessa ormai trasversalmente il comparto culturale, notiamo come Getty Images, nota agenzia fotografica, abbia recentemente intentato una causa contro Stable Diffusion, azienda produttrice di generatori di immagini basati su intelligenza artificiale, anche in questo caso per presunta violazione del diritto d’autore.

Il caso assume un rilievo peculiare poiché mette in discussione la natura stessa delle risposte generative offerte dai sistemi basati su intelligenza artificiale, sollevando interrogativi circa la legittimità del loro utilizzo nel contesto delle opere protette da copyright. La querelle legale non si limita al solo ambito del diritto d’autore, ma si estende anche alla questione delle risposte inappropriate o false, note come “allucinazioni”, che tali modelli linguistici possono essere indotti a fornire. Un conduttore radiofonico della Georgia, infatti, sta attualmente intraprendendo un’azione legale contro OpenAI per diffamazione, in seguito a dichiarazioni false e lesive al proprio onore emesse dal sistema di intelligenza artificiale.

Questo intricato scenario rappresenta soltanto la punta dell’iceberg di una tempesta incombente sul mondo dell’intelligenza artificiale, dove la questione della tutela del diritto d’autore si intreccia con nuove sfide poste dal progresso tecnologico e dalle modalità di utilizzo dei dati nel vasto oceano digitale. Le accuse di Silverman, Golden e Kadrey sollevano interrogativi cruciale circa l’utilizzo delle opere protette da copyright all’interno dei processi di addestramento delle intelligenze artificiali, e l’evolversi di questa vicenda giudiziaria potrebbe segnare un punto di svolta epocale nell’approccio e nella normativa che regolamenta l’intelligenza artificiale e il diritto d’autore.

Il caso Sarah Silverman contro OpenAI e Meta si profila come un importante banco di prova per la giurisprudenza internazionale, che dovrà confrontarsi con sfide inedite e decisioni cruciali in grado di ridefinire il rapporto tra intelligenza artificiale e diritto d’autore per gli anni a venire. In questo contesto, i riflettori restano puntati sull’evoluzione della causa e sulle possibili ripercussioni che ne deriveranno in termini di regolamentazione e diritti d’autore in relazione all’utilizzo dell’intelligenza artificiale nel panorama digitale contemporaneo.

Michele Laurelli

Ciao, sono Michele! Ho 32 anni, mi occupo di intelligenza artificiale. Insegno, scrivo e realizzo progetti. Quando non lavoro tiro di scherma.

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