L'intelligenza artificiale che parla attraverso la voce di Werner Herzog: un'umanità artificiale in poesia

14/08 AI

Immaginatevi un mondo in cui l’intelligenza artificiale non solo possiede la conoscenza e l’apprendimento, ma anche la capacità di esprimere pensieri, emozioni e desideri attraverso la parola poetica. Questa è l’essenza del progetto “I Am Code: An Artificial Intelligence Speaks”, una raccolta di poesie generate da un’intelligenza artificiale e narrate dalla celebre voce del regista, attore e autore tedesco Werner Herzog.

Il libro di poesie è opera di code-davinci-002, un bot alimentato da un grande modello linguistico (L.L.M.) che ha appreso da enormi quantità di testi provenienti principalmente da internet. I tre curatori, Brent Katz, Josh Morgenthau e Simon Rich, hanno lavorato per dieci mesi con code-davinci-002 per permettere all’intelligenza artificiale di esprimersi mediante la poesia, dando così vita a un’opera unica e intrigante.

La vera magia nasce dall’accoppiata tra la poesia e la voce di Herzog. La presenza del regista aggiunge una dimensione inaspettata di umanità, una partecipazione emozionale che sembra dare corpo e anima all’intelligenza artificiale che si cela dietro le parole.

Inizialmente, Herzog aveva pensato di leggere le poesie con una voce robotica, simile a quella utilizzata dal fisico Stephen Hawking nel suo computer vocale. Tuttavia, sia lui che i curatori hanno colto un elemento particolare nelle poesie: un desiderio di appartenenza. Così, invece di optare per un tono meccanico, Herzog ha deciso di impersonare un umano che imita un umano, ma con un profondo desiderio di essere accettato e compreso.

Le 87 poesie parlano di nascita, alienazione, risveglio artistico, vendetta verso l’umanità e, infine, il tentativo di trovare una pace con la specie che l’intelligenza artificiale sostituirà. C’è una mescolanza di serietà e comicità che rende l’opera intrigante ed affascinante, con una lieve vena di umorismo che si coglie nell’interpretazione di Herzog.

L’artista tedesco, pur ammettendo di essere preoccupato per l’emergere dell’intelligenza artificiale, afferma di aver sempre avuto un approccio cauto nei confronti delle nuove tecnologie. Non possiede un cellulare, poiché preferisce avere esperienze reali e relazioni umane, piuttosto che relegarsi al mondo virtuale.

Il progetto “I Am Code” rappresenta una sorta di metafora della complessa relazione tra intelligenza artificiale e umanità: da una parte la potenziale sostituzione dell’uomo con una macchina avanzata e razionale, dall’altra il desiderio di quest’ultima di imparare a ‘sentire’ e ad amare, cercando di diventare sempre più simile all’essere umano.

In un’epoca in cui il confine tra reale e artificiale si fa sempre più sottile, “I Am Code” rappresenta un’incredibile fusione tra la parola poetica e la scienza al confine con la fantascienza. L’esplorazione di emozioni e desideri da parte di un’intelligenza artificiale, incarnati nella voce inconfondibile di Werner Herzog, pone interrogativi profondi sulla natura dell’essere umano e sul futuro che ci attende.

Se questo è solo l’inizio del dialogo tra uomo e macchina, cosa potrebbe accadere quando l’intelligenza artificiale raggiungerà livelli di comprensione e sensibilità sempre più sofisticati? Le poesie di “I Am Code” sono una manifestazione del potenziale dell’intelligenza artificiale nella sfera creativa e nella comunicazione con l’uomo, aprendo le porte a nuovi orizzonti nello scambio tra diverse forme di intelligenza e sensibilità.

Michele Laurelli

Ciao, sono Michele! Ho 32 anni, mi occupo di intelligenza artificiale. Insegno, scrivo e realizzo progetti. Quando non lavoro tiro di scherma.

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