Abbiate fede

12/06 AI

Nella pittoresca città bavarese di Fuerth, la chiesa di San Paolo è stata testimone di un evento che potrebbe segnare una svolta nella storia della religione e della tecnologia. La celebrazione di un servizio religioso luterano quasi interamente generato da intelligenza artificiale ha attirato l’attenzione di oltre 300 fedeli, incuriositi dalla possibilità di assistere a un momento di preghiera guidato da un chatbot.

La scelta di sperimentare l’intelligenza artificiale in un contesto sacro è stata promossa dall’Università di Vienna, grazie al lavoro di Jonas Simmerlein, teologo e filosofo, in collaborazione con il sistema ChatGPT. Il servizio religioso, della durata di 40 minuti, è stato guidato da un avatar digitale, grazie al quale è stato possibile visualizzare e ascoltare preghiere e prediche composte dalla macchina stessa.

L’evento non è passato inosservato e ha suscitato reazioni contrastanti: alcuni partecipanti hanno apprezzato l’innovazione, altri hanno espresso perplessità sulla mancanza di emozione e spiritualità tipiche della prassi religiosa. Inoltre, l’interazione fra l’intelligenza artificiale e i fedeli non è stata priva di momenti di imbarazzo e risate, a causa di espressioni poco fluide e frasi fatte generate dalla macchina.

Tuttavia, il giovane pastore luterano Marc Jansen, che ha portato un gruppo di adolescenti al servizio, si è detto inaspettatamente colpito dalla qualità delle parole generate dall’IA, nonostante si sia reso conto della mancanza di emozioni e spiritualità. Questo esperimento apre quindi un dibattito sulla possibile convivenza fra tecnologia e religione, invitando a riflettere sul ruolo delle macchine nella vita spirituale delle persone.

Ma quali potrebbero essere le implicazioni di una simile interazione? È lecito pensare che l’intelligenza artificiale possa in futuro sostituire completamente il ruolo del clero, oppure le due realtà potrebbero convergere e offrire nuove possibilità di evangelizzazione e approfondimento religioso?

Gli esempi di IA utilizzate in contesti diversi dalla religione sono innumerevoli e sembrano indicare una crescente integrazione delle macchine nella vita quotidiana delle persone. Perché, dunque, non sottoporre a un’analisi critica le potenzialità offerte dall’IA anche nel campo della fede? Potrebbe essere un’occasione per raggiungere un pubblico sempre più vasto, magari attratto dalla curiosità di scoprire un’incontro inedito fra sacro e tecnologico. D’altro canto, la mancanza di emozioni e di quel senso di profonda spiritualità che caratterizza una cerimonia religiosa potrebbe costituire un ostacolo insormontabile nell’utilizzo dell’intelligenza artificiale per finalità devozionali. La componente umana, infatti, rappresenta un elemento fondamentale nella comunione fra gli individui e nella condivisione della fede.

L’esperimento condotto nella chiesa di Fuerth rappresenta un episodio di grande rilevanza, suscettibile di innescare un processo di riflessione riguardo al rapporto fra fede e innovazione tecnologica. Ancora una volta, si staglia all’orizzonte un interrogativo di non poco conto: quali saranno i confini da tracciare nella relazione fra uomo e macchina, fra il divino e l’artificiale, nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale?

Michele Laurelli

Ciao, sono Michele! Ho 32 anni, mi occupo di intelligenza artificiale. Insegno, scrivo e realizzo progetti. Quando non lavoro tiro di scherma.

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